Flavio Borrelli è un architetto e artista italiano. Il suo lavoro “itinerante” viaggia tra più paesi e discipline per creare, attraverso l’incontro delle diversità, eventi inediti di pensiero e di espressione.

Dopo la laurea in Architettura all’ Università Federico II di Napoli e una parentesi di studio all’ Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Siviglia in Spagna, nel 2010 è negli Stati Uniti per collaborare con l’architetto e filosofo Paolo Soleri fondatore del progetto “Arcosanti, urban laboratory”. È lì, nel deserto dell’Arizona, che nasce e si affina il suo interesse per l’arte e la manualità come strumenti di ricerca e di realizzazione. L’anno dopo, a Taos, in Nuovo Messico, prende parte all’accademia Earthship partecipando alla costruzione di nuclei abitativi eco-sostenibili realizzati con materiali di riciclo. Dagli Stati Uniti si trasferisce in Sud America, in Cile, dove fa ulteriori esperienze “manuli” di costruzione dell’architettura. Nel 2013 ritorna in Italia, a Napoli, dove fonda l’Atelier Borrelli e da forma ai primi progetti personali: dalla dimensione esclusiva dell’oggetto à quella più inclusiva dello spazio dell’architettura. Il soggiorno in italia non dura a lungo: il fascino del deserto lo richiama all’appello negli Stati Uniti per un importante incarico: nel 2015 è di nuovo in Arizona per ricoprire, per i successivi due anni, la carica di Planning Department Manager per il progetto Arcosanti, occupandosi di ricerca, didattica e comunicazione. Oggigiorno è in Francia, a Marsiglia, dove trasferisce il proprio Ate-lier dedicato alla sperimentazione delle influenze possibili tra l’arte e l’architettura.

“Il movimento del mio lavoro si esprime con tecniche e finalità differenti, sostenendo l'importanza della manualità nei processi creativi e arricchendosi di un scambio costante tra il dominio dell'arte e quello dell'architettura. Malgrado l'eterogeneità della mia produzione, i miei variati propositi artistici condivi-dono un solo obiettivo comune: l'Uomo; non nel senso sociale o politico, ma piuttosto come individuo primitivo, armato d'intelletto, passione e capacità di creazione, legato alla dimensione solida, alla realtà, alla concretezza, alla terra. L'inquietudine di osservare l'essere umano gradualmente annichilirsi sot-to i colpi delle meccanizzazione e virtualizzazione -a tutti i costi- della società contemporanea, da forza e direzione al mio lavoro: supportare la centralità dell’Uomo nelle relazioni che intercorrono tra la forma e lo spazio senza cadere nella trappola di realizzare un’arte che, brillando senza sostanza, diviene pura immagine, puro consumo”. FB